Perché alcune persone sviluppano un disturbo del comportamento alimentare e come fare i primi passi per uscirne

 

Manifestare un disturbo alimentare permette di riacquisire sicurezza in sé stessi attraverso il controllo almeno di un determinato ambito della propria vita. Il cibo è solo uno strumento con cui metter in pratica questo. In particolare la bulimia nervosa è uno dei tanti modi con cui si cerca di affrontare il dolore emotivo. È una sorta di dipendenza comportamentale che porta le persone ad abbuffarsi, quindi a mangiare in un minimo lasso di tempo una quantità di cibo molto superiore a quello che una persona nella media mangerebbe. In quel lasso di tempo queste persone si sentono fuori controllo, e successivamente compensano l’episodio con le più disparate condotte compensatorie: vomitando, usando lassativi, diuretici o altre sostanze, esercizio eccessivo o digiuno. Questi atti sono importanti perché attuano qualcosa che l’abbuffata per loro non ha fatto, ovvero danno la percezione di aver tutto sotto controllo (obbligandosi a vomitare, avendo rituali relativi al cibo, saltando i pasti, mangiando quando gli altri non stanno mangiando ecc…).

Per molte persone la relazione che intrattengono con la famiglia di origine è una relazione che proteggerebbero quasi come fosse sacra e non crederebbero mai che in passato potrebbero esserci stati comportamenti disfunzionali, quindi per proteggere la loro integrità e identità diventa molto più semplice prendersi la responsabilità, ovvero dichiarando che il problema è solo loro. Ma facendo questo non avranno mai la consapevolezza di ciò che sta accadendo. I disturbi alimentari sono dei disturbi in cui, per uscirne, bisogna avere necessariamente la volontà di andare a rivedere cos’è successo nell’infanzia e confrontarlo con la realtà delle relazioni odierne.

Guardando alle primissime esperienze infantili, quello che potreste trovare con alta probabilità è il gaslighting, ovvero far sembrare a una persona che quello che ha sentito non l’ha sentito, quello che ha visto non esiste, quello che ha provato non lo ha provato e che la sua percezione è totalmente sbagliata, è la ragione per cui molte persone che hanno a che fare la bulimia si sentono come se stessero per impazzire. Immaginati di alzarti dal letto e mentre eri via per 5 minuti io son andata nel letto e ho sostituito la coperta, tu ritorni e mi dici: “Perché lo hai fatto?” e io ti rispondo: “non so di cosa tu stia parlando, questa coperta qui c’è sempre stata.” Quell’emozione che provi in quel momento è l’emozione che molto spesso ha provato una persona che ha manifestato la bulimia, ed è emersa cosi spesso che l’unico modo per venirne fuori era reprimerla, negarla e negar anche tutta la realtà che si portava dietro e iniziare a praticare gaslighting verso sé stessa, questo significa che ha provato a seppellire la parte di se che urlava: “questo non va bene!”.

Per esempio la ragione per cui a bulimia è spesso associata all’abuso sessuale è proprio il gaslighting che avviene nei confronti della vittima, soprattutto quando si tratta di incesto. Quando un bambino viene abusato sessualmente da suo padre per esempio, sa dentro di se che è spaventoso, che è sbagliato, ma la storia che suo padre gli sta raccontando potrebbe essere “sai…noi due abbiamo solo una relazione molto molto speciale e il tempo che passiamo insieme è il Nostro tempo speciale”, il bambino in questo caso tenderà a sopprimere questa realtà in linea con la realtà raccontata da suo padre, arrivando anche potenzialmente a difendere la sua versione e raccontandosi che lui e suo papà hanno solo una relazione molto speciale, ed ecco che così facendo, a poco a poco, inizierà a praticare gaslighting verso se stesso. Ovviamente non si può andare avanti cosi stando bene e in salute.

Tutte le volte che reprimi qualcosa di così intensamente negativo questo agisce come un veleno che inizia a farti sentire come se fossi completamente tossico internamente. La maggior parte delle famiglie non pratica volutamente questo gaslighting, anzi spesso lo fa inconsapevolmente. Ma non importa se avviene volutamente perché il risultato è sempre lo stesso. Per esempio un padre alcolista che sviene sul divano il cui figlio chiede “mamma cosa è successo a papà?” e la madre risponde: “papà ha solo avuto una giornata tosta a lavoro”, questo è gaslighting. Se in una famiglia a porte chiuse avvengono cose strazianti, torture psicologiche, problemi di qualsiasi tipo ma, bisogna andare serenamente alle occorrenze familiari come pranzi, cene e far finta che vada tutto bene questo è gaslighting. Se i regali/soldi vengono fatti in maniera tale che il genitore abbia una sorta di vantaggio psicologico sul figlio che poi gli deve qualcosa e si sente obbligato nei loro confronti, dicendo di farlo per amore, questo è gaslighting. In questo contesto l’amore è percepito come disgustoso e tossico. L’unico modo che consente di controllare davvero qualcosa è dentro di sé.

La nostra identità è delimitata da una sorta di linea di confine, questa linea di confine viene varcata dai conflitti, per esempio quando la percezione della realtà di una persona è in contrasto con quella di un’altra. Questi confini sono molto importanti per la nostra identificazione e, se viviamo dei traumi proprio nei momenti delicati in cui avviene il loro sviluppo, non riusciamo a costruire dei confini sani, non sviluppiamo un senso del sé forte e sicuro. Alcuni genitori, soprattutto quelli col disturbo narcisistico di personalità, non riescono a differenziarsi dai figli, li vedono come una loro estensione e non sono in grado di onorare la realtà del figlio, non riescono a veder che il bambino ha desideri, preferenze e gusti diversi, quindi renderanno nulla la sua realtà 24 ore su 24. Come risultato il bambino sperimenterà un’invasione inarrestabile dei suoi confini, come per esempio esser fisicamente vittima di violenza oppure violenze più sottili come ad esempio quando un bambino dice “io voglio il blu”, e il genitore: “nooo tu vuoi il rosso”. Ovviamente riassumendo con una metafora, se è il genitore a decidere quando il bambino ha fame provvedendo al suo nutrimento significa che quando il bambino sarà realmente affamato non verrà nutrito, quando però sperimenterà la protesta per questa ingiustizia imparerà rapidamente che le conseguenze da aspettarsi sono punizioni, non manifestazione dell’amore, o peggio ancora gaslighting. E non riuscendo ad esprimere insoddisfazione, non riuscirà a riconoscere l’invasione dei confini o a fermarla, e presto sarà in preda alla disperazione. L’unico modo che il bambino ha per superare quella situazione è abbandonare i propri confini e la sua percezione della realtà, e iniziare a manipolare se stesso violandoli da solo. Per questo motivo chi soffre di bulimia si sente pieno di schifezze e tossicità dalle quali si deve liberare, e inoltre non ha nessuno su cui poter contare e con cui confidarsi.

La loro relazione col cibo è uno specchio della relazione che hanno con l’amore.

Il cibo sembra l’unica cosa di cui potersi fidare, l’unica fonte di piacere, l’unico modo per incamerare energia quando ci si sente totalmente esausti, per sedare la fame emozionale, per placare il dolore del non esser visti, sentiti, capiti. Nel momento in cui una persona che ha sviluppato bulimia ingoia cibo si sente come se fosse appena stata tradita dal cibo in sé, come d’altronde è stata tradita dalla famiglia, da se stessa per esserci caduta ancora, per poi sentirsi uno schifo e provare vergogna.

 

Cosa fare?

1. La prima cosa da fare è smettere di praticare questo gaslighting verso sé stessi e/o di esser vittima di questa pratica messa in atto da qualcun altro. Se sei stato portato a credere costantemente che la tua realtà non andava bene, che non esisteva, probabilmente stai ancora difendendo quella versione della realtà perché ti hanno portato a credere che fosse vera. Il motivo per cui è difficile uscirne è perché devi collassare la tua realtà per ritornare alla tua verità più autentica, quella che hai represso, rifiutato, non riconosciuto tanto tempo fa, devi smetter di difendere la realtà che ti è stata propinata.

2. Guarda i tuoi sentimenti, pensieri e percezioni perché sono molto importanti e devono essere riconosciuti. Il tuo modo di reagire è sempre stato manipolare te stesso. Le relazioni non erano un posto sicuro per te, motivo per cui hai vissuto e, magari stai ancora vivendo, un’esistenza separata dagli altri e ricorda che l’approvazione che non vedi l’ora di avere dal mondo esterno non è una cosa che puoi ottenere con la manipolazione. Una delle ragioni per cui cerchi di controllare il tuo peso o le tue forme è perché inconsciamente stai cercando di manipolare le persone a darti la loro approvazione ma la realtà da accettare è che gli altri non ti accettano se cerchi di manipolarli. Vai via da questo spazio fatto di separazione, vergogna, paura ed entra in uno spazio fatto di reale connessione. Devi cambiare il rapporto che hai con l’amore per riuscire a cambiare quello che hai col cibo.

3. Ti abbuffi per rispondere alle emozioni negative. Ti ricordi quando avevi emozioni negative da bambino? Fatto? Era trattato come qualcosa di reale? Era riconosciuto? No. Quello che hai imparato è che le emozioni negative non saranno mai tollerate. Questo significa che se le provi risponderai con la modalità che hai imparato, negandole, disconoscendole e trovando il modo di zittirle col cibo. Per cambiare questo circolo vizioso devi fare l’opposto, se provi un’emozione devi viverla invece che fuggire da lei. Viviamo in un universo in cui tutto quello a cui opponiamo resistenza persiste, quindi così facendo trasformerai quella che prima era solo una fiamma in un incendio forestale. Ogni emozione merita di essere vissuta. Se cerchi di “mangiarla via” non vivrai mai la tua verità e quella tua verità personale è li per aiutarti a prendere le scelte giuste per te nella tua vita.

4. Sviluppa dei confini sani. Hai i tuoi pensieri, preferenze, desideri, percezioni ed è giusto averli. Per trascendere la personalità è importante averne e svilupparne una. Hai la facoltà di dire No e di dire quando ne hai abbastanza.

5. Scava profondamente nelle emozioni dolorose che hai cercato di evitare con questa dipendenza comportamentale, puoi scegliere di lasciar morire tutto ciò che non è tuo e integrare ciò che invece è tuo, anche se fa male. Hai sempre la facoltà di scegliere, questo implica fatica ma se sei sempre stato disposto a sopportare la fatica fisica, mentale e la determinazione ad esempio del vomitare per tutto quel tempo cosà sarà mai prender la SCELTA di assumersi la responsabilità delle proprie emozioni senza metter in atto un comportamento che equivale ad una coazione a ripetere ma esplorandole e guardando cos’hanno da raccontare su di te per conoscerti, per fare la conoscenza della tua realtà divina per la prima volta. Devi trovare la motivazione per sopportare questa fatica giorno dopo giorno, e non è una fatica sprecata, è la fatica che occorre per conoscere sé stessi, e il premio finale è che dopo un lungo percorso in cui avrai finalmente fatto esperienza della tua unicità, rispettando te stesso, farai esperienza del fatto che non sei separato da quello che ti circonda ma fai parte di qualcosa di molto più grande, ma questo non è lo scopo di questo articolo.

6. Assorbi energia da tutti i sensi, non solo dalla bocca, quando guardi qualcosa di bello puoi guardarlo e ricavarne energia, puoi prenderla col respiro, il suono e in tanti altri modi.

7. La cosa più importante della tua vita deve essere come ti senti. Se hai manifestato la bulimia sicuramente hai difficoltà col piacere in generale, molti tra coloro che si trovano in questa situazione pensano che il piacere possa esser trovato solo attraverso il cibo e trovano un sacco di giustificazioni del perché sia irrealizzabile trovar piacere in altre cose. Guarda quelle giustificazioni e rischia di fare qualcosa nella vita solo perché ti da piacere, non agire solo perché è qualcosa che devi fare altrimenti rimarrà davvero solo il cibo l’unica fonte da cui attingere.

8. Non usare l’approccio “risolverò tutto dall’oggi al domani”, guarire non funziona in questo modo, la vita non funziona cosi, tutte le volte che avviene un episodio magari poi ti dici “non succederà più”. Vedi la pressione che stai mettendo su te stesso? Uno passo alla volta è l’approccio da us

9. Mangia qualcosa che ti faccia sentire bene e che ti dia la gioia, magari un alimento che aumenti la tua frequenza e le tue vibrazioni e non qualcosa che ti ricordi istantaneamente le abbuffate passate. Prossimamente scriverò un articolo riguardo i cibi che innalzano le vibrazioni, la chiarezza mentale e fanno stare meglio.

Un abbraccio di luce,

Elizabeth