Psicologia della separazione e del divorzio

Elizabeth Cavicchi si occupa di psicologia della separazione e del divorzio.

Accompagna l’individuo in un percorso evolutivo che lo aiuti a riscoprire le parti di sé, maschili e femminili, accettarle, integrarle, e ad innamorarsi passo dopo passo anche di quei lati che non sapeva di avere. Una volta che siamo completamente innamorati, per così dire, di noi stessi è molto più semplice incontrare o aprirsi ad un’anima in sintonia con noi o affrontare un divorzio o una separazione.

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“Gli amanti, affinché quell’amore che tutti vogliono possa esistere, devono essere soli come un sole. Hanno appreso a stare con se stessi, risolvere il bisogno e l’impulso nella propria interiorità e così, nell’andare al di là della propria solitudine, nel risplendere in essa, come due soli che illuminano il proprio universo, si incontrano. I soli si riconoscono, le anime si riconoscono e si scelgono per realizzarsi insieme…
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La separazione dall’altra persona è da considerarsi come un lutto, la nostra mente richiederà le stesse fasi di elaborazione. La persona che subisce la separazione sarà incapace inizialmente di vedere una via di uscita, di immaginarsi di nuovo a fianco di un’altra persona e difficilmente accetterà la realtà dei fatti.
Le emozioni provate possono essere diverse come: rabbia, turbamento e pena; tutti sintomi della depressione da separazione.

4 Tipi di coppie

Secondo la psichiatra psicoterapeuta Erica Francesca Poli le coppie si possono suddividere in 4 tipologie: le coppie nel bisogno, nel desiderio, nell’evoluzione e nell’unione.

Le coppie nel bisogno sono coppie in cui uno dei 2 si trova in uno stato di bisogno, di natura materiale o emotiva, nei confronti dell’altro. Possono anche durare all’infinito fintanto che uno dei due inizia ad appagare qualche suo bisogno autonomamente, oppure, un partner si stanca di essere usato.

Le coppie nel desiderio sono coppie in cui si sta con l’altra persona perché piace, c’è passione, sessualità, desiderio e durano fino al momento in cui l’altro è quello che si è deciso che debba essere, se non dovesse essere così l’altro diventerebbe l’irrisolto, colui che avrebbe bisogno magari di guarire e andare in terapia. Ciò succede perché l’altra persona in primis proietta sull’altro la sua ferita. Quando le coppie nel desiderio riconoscono questi meccanismi, li accettano e ci lavorano passano allo stadio successivo, diventano coppie nell’evoluzione.

Le coppie nell’evoluzione considerano la loro unione come via per guarire.

Le coppie nell’unione sono coppie che hanno lasciato andare il passato, si accettano così come sono perché sanno che in ogni momento uno dei due rispecchierà qualcosa dell’altro e viceversa, e hanno la forza di fare un’esperienza di accettazione incondizionata.

Dalla coppia disfunzionale alla coppia evoluta

La coppia può essere un potente mezzo evolutivo perché in essa vengono fuori tutte le nostre ombre e i nostri potenziali. Ci sono dei presupposti perché una coppia sia sacra: essere innamorati dell’altra persona, chiediti se la persona con cui stai da mesi o da anni la ami ancora, sembra una domanda banale ma non lo è. Essere profondamente innamorati di noi stessi è fondamentale per non ritrovarsi in una coppia di bisogno o compensazione delle proprie lacune o mancanze. Molto di frequente capita di elemosinare amore in una coppia pretendendo che l’altro ami le parti di noi che noi in primis non amiamo, quando invece siamo innamorati di noi stessi ecco che non imponiamo regole o paletti all’altro sul come amarci. Il primo passaggio per vivere in una coppia evoluta è amarci, amare tutto di noi, a partire dal nostro corpo fisico arrivando ai nostri lati ombra. Chiedi mai al tuo compagno di non fare battute o scherzare sul tuo corpo? O di non trattare certi argomenti? Di non trattarti come tuo padre o tua madre? Questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che non siamo sulla strada giusta per evolvere perché testimonia che noi siamo i primi a non amare il nostro corpo fisico o emotivo, non amiamo le nostre ferite, non le accettiamo, se le accettassimo tutto ciò sarebbe un gioco. Il gioco è un ingrediente fondamentale di una coppia “sana”. Non possiamo permetterci di vivere in una prigione dove tutti i giorni dobbiamo ricordarci cosa possiamo o non possiamo dire al nostro compagno o compagna per non ferirla.

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Come innamorarci di noi stessi

Dobbiamo innamorarci delle nostre ferite, dolori, non alimentarli bensì accettarli, arrivare a un punto in cui siamo talmente espansi nel nostro stato di coscienza che non abbiamo più bisogno di nulla.

C’è una differenza tra l’innamoramento e l’amore, l’innamoramento consiste nel riconoscere nell’altra persona il proprio maschile inconscio o il proprio femminile inconscio, l’amore comincia nel momento in cui si cominciano ad amare gli aspetti del maschile o del femminile che non ci appartengono.

Se noi riusciamo a chiederci nella quotidianità della nostra vita di coppia “quando lui dice quelle parole che mi fanno stare male cosa mi sta facendo vedere di me stessa? quale punto sta toccando?” questo può accelerare il percorso evolutivo, può fungere da palestra per far capire che cosa di sé stessi non è ancora stato accettato.

Un rapporto sano viene nutrito quotidianamente, da tutti i punti di vista, sessuale, emotivo, animico, perché dotato di ammirazione, trasporto, non vi è nulla di scontato, e nel momento in cui guardiamo il nostro partner, gli facciamo complimenti perché siamo grate di averlo con noi e ci apriamo al mistero di un nuovo giorno privo di previsioni o pregiudizi, diamo alla nostra relazione una nuova possibilità.

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