Alcune persone non riescono a regolare il loro desiderio per l’alcol a prescindere dal danno che questo porta alle loro vite, è a quel punto che riteniamo che qualcuno abbia un disturbo da uso di alcol.
Al giorno d’oggi è considerato molto offensivo il termine alcolista. È più politicamente corretto chiamarlo “disturbo da uso di alcol”. In ogni caso non ritengo sia un disturbo. Userò il termine alcolista in questo video non per offendere qualcuno bensì per aiutare persone che comprendono un certo linguaggio a capire meglio una situazione che credono già di aver compreso. Una dipendenza è un meccanismo di coping, una medicina auto somministrata per il dolore. L’alcol non fa eccezione. In ogni caso l’uso di alcol è molto interessante perché rappresenta potenzialmente la dipendenza da sostanze più estesa, in lizza con gli psicofarmaci. Diciamo che è altamente accettato dalla nostra società bere alcol, rendendo così più semplice alle persone negare di aver un problema. Quando viviamo la vita di tutti giorni molti di noi si abituano a tollerare un certo livello di dolore e tensione. Tutti voi sapete che se vi trovate in una relazione dolorosa questo spesso vi porta ad abituarvi a un basso livello di dolore standard, da sopportare ogni giorno. È proprio per questo che credo che l’abuso di alcol sia così predominante. Le persone non comprendono che il motivo per cui bevono alcol e la ragione per cui amano sentirsi brille o addirittura sbronze è che in quel momento traggono sollievo da un dolore che non hanno nemmeno, a livello consapevole, realizzato di avere. Le persone possono guardarti dritto negli occhi e dirti: “io non ho un problema con l’alcol, non lo sto usando come una dipendenza, non lo sto usando come un antidolorifico, è solo che mi piace il modo in cui fa allentare la tensione” senza realizzare che per allentarla dev’esserci una sorta di tensione/dolore da smorzare. Il fatto che l’alcol sia un elemento basilare per le funzioni sociali peggiora questa mancanza di consapevolezza circa i reali motivi e bisogni per il consumo di alcol, come il motivo per cui ci piace così tanto. Tutte le dipendenze sono una modalità di sollievo o di salvataggio, per fuggire da un dolore specifico. Ogni particolare dipendenza da sollievo a una sensazione perché quei precisi punti di stress o di dolore dettano che cosa gli fornirà sollievo. E l’alcol non fa eccezione.
Il dolore che alimenta la dipendenza da alcol è non sentirsi al sicuro nelle relazioni, quindi con le persone. Gli alcolisti hanno un alto livello di ansia sociale, sia che lo riconoscano e lo ammettano oppure no. È molto difficile per gli alcolisti soprattutto per gli uomini, ammettere che la sicurezza (nel senso di sentirsi al sicuro) sia un loro problema, perché questo li fa sentire deboli e in molti casi castrati, privati della loro mascolinità.
L’altra cosa molto difficile da affrontare è che se sei un alcolista il tuo background, quindi l’infanzia, è stata socialmente disfunzionale. Molte persone non riconoscono che le loro relazioni sono disfunzionali. Perché? Perché è molto difficile per un pesce nuotare in un particolare tipo di acqua e allo stesso tempo capirla, identificarne i limiti, i problemi legati ad essa, a meno che non ne sperimenti un’altra.
Pochi sono arrivati a comprendere che è la ferita mentale, emotiva, a volte anche fisica, l’effetto collaterale del loro trauma infantile, quella che attualmente sta creando la loro dipendenza. È molto difficile realizzare questo, quello che avviene tipicamente è che credono “devo esser dipendente per una sorta di predisposizione genetica, o per una sorta di anomalia chimica presente nel mio cervello, devo esser dipendente per via di un difetto caratteriale irreparabile”. Non potrebbe esserci qualcosa di più lontano dalla verità e ciò purtroppo avviene perché la connessione con la famiglia e la loro infanzia tende ad essere una delle cose più protette e difese di tutta la loro vita, tutti noi preferiremmo che ci fosse un’altra spiegazione rispetto al fatto che il motivo è che avevamo una famiglia disfunzionale. Ma se non comprendiamo questo e non guardiamo veramente e direttamente quei pattern che si sono radicati in noi e che hanno creato la nostra angoscia-sofferenza (motivo principale della dipendenza) nel migliore dei casi anche se dovessimo esser capaci di smettere di bere diventeremmo un dry-drunk (qualcuno che a prescindere dal trovarsi in stato di ebrezza o meno mantiene, magari anche per anni, gli stessi tratti caratteriali e lo stesso comportamento dannoso che erano presenti quando beveva al momento della dipendenza, es. sentirsi la vittima, credere che la sobrietà sia noiosa, credere di saper sempre cosa è meglio per se stessi, rabbia e risentimento verso la famiglia ecc..). Se provieni da una famiglia disfunzionale probabilmente ripeterai questi pattern nella tua vita adulta. È molto più facile per le persone guardare alle loro relazioni adulte e dire “aspetta un secondo, questo non funziona per me ed è disfunzionale” di quanto lo sia capire che quel meccanismo disfunzionale è lo specchio esatto di quello che avveniva nella loro infanzia.
Il dolore che accomuna gli alcolisti è il sentimento che le relazioni non siano sicure, soprattutto emotivamente. Nonostante a livello fisiologico l’alcol spenga il sistema nervoso centrale e di conseguenza dia una sorta di sollievo dal dolore fisico, la ragione per cui gli uomini ritornano dalla guerra con disturbo post-traumatico da stress e finiscono col diventare alcolisti è anche il sentimento di insicurezza che provano nelle relazioni umane. Rifletti, se sei costantemente sul chi va là aspettandoti da un momento all’altro che una persona stia per spararti, dando per scontato che qualsiasi persona potrebbe tradirti in qualsiasi momento perché la regola del gioco nelle relazioni umane è la guerra, anche quello è un problema relazionale.
Gli alcolisti credono che non ci sia alcun modo per avere una relazione che faccia sentire bene, ed è proprio così che scelgono i loro partner, che puntualmente ha la stessa credenza. Ci sono strategie molto specifiche che loro e i rispettivi partner attuano per tentare di trasformare la relazione in qualcosa che li faccia sentire al sicuro, che sappiamo essere disfunzionali come per esempio la transazione. Chi di voi è stato in un programma per alcolisti anonimi saprà che questa è la classica relazione di cui le persone parlano tra il “narcisista” e il “co-dipendente”. Non esser al sicuro all’interno di una relazione porta una persona a prendere una decisione a livello inconscio circa la sua vita: “La legge che vige in questo momento è che ogni uomo pensa solo a sé stesso” e questo la porta a credere che soddisferà tutti i suoi bisogni lottando con tutti gli altri e che sarà sola nel fare questo. Questo la immerge in una sorta di bolla, una bolla chiamata narcisismo. Ma il narcisismo è un pattern o una condizione relativo a come si sta in una relazione, in particolar modo la co-dipendenza e il narcisismo si sviluppano a partire dal non sentirsi al sicuro nelle relazioni. Per un’alcolista è impossibile aver una relazione in cui sentirsi al sicuro, non esiste modo per assicurarsi che la sua vulnerabilità sia al sicuro e protetta. Molti alcolisti sentono come se, inconsciamente, stessero camminando in punta di piedi su un bicchiere in mille pezzi con le persone, e come se la loro intera vita dovesse esser vissuta con la tensione di una simulazione. Infatti questo voler fingere è la ragione per cui alla maggior parte delle persone piace diventare brilli o ubriachi. Se vivi costantemente in questo stato di tensione di parole e azioni attentamente pianificate e pesate finisci per reprimere il tuo vero se. L’alcol diventa un modo per rilasciare quella finzione e sentirsi liberi, autentici e disinibiti.
Ora, se devi mantenere questa finzione in una relazione significa che non ti senti a tuo agio ad essere veramente te stesso mentre quando sei disinibito e capace di lasciar andare quella finzione, puoi essere molto più autentico e allineato al tuo vero se. In ogni caso l’alcol ti da un’altra via d’uscita: “potresti anche esser più autentico e più vero quando bevi alcol ma, se un giorno hai un problema con quell’autenticità puoi sempre dar la colpa all’alcol”. Quello che dobbiamo capire è che questa inibizione è dovuta al non sentirsi al sicuro. L’alcolista ritiene davvero impossibile il sentirsi al sicuro nelle relazioni e provar naturalmente affetto per qualcun altro, a causa della miriade di pattern disfunzionali che ha vissuto. Tutti quei pattern si mischiano in un’unica principale affermazione: “Ogni uomo deve farcela da solo, nessuno considererà i tuoi interessi come parte di sé, anzi saranno contro il tuo interesse; quindi, dovrai lottare per difendere i tuoi interessi”, questo rende la transazione la relazione più sicura in cui si possa trovare, perché le regole del gioco sono chiare. Non ci sono sorprese, “io ti do questo, tu in cambio mi dai l’altro”. In un mondo in cui ognuno pensa solo a sé stesso, sei fondamentalmente solo, a prescindere che tu ti trovi in compagnia o meno e questo crea una tensione che vedete spesso negli alcolisti, per cercare di tenere sotto controllo ogni elemento delle loro relazioni sociali. Non sentirsi al sicuro li porta a tentare di aver il controllo su ogni cosa, e questo a sua volta crea un’inautenticità quasi insostenibile, che li conduce al desiderio di allentare questa tensione portandoli a bere. Essenzialmente bevono per attenuare la tensione del controllo costante che cercano di esercitare su ogni cosa e su tutti, per evitare i pericoli che associano alle persone e alle relazioni umane. Il problema è che se sei un’alcolista non sei mai stato in una relazione in cui due persone prendono gli interessi l’uno dell’altro come parte dei propri; quindi, non conosci nemmeno quello che ti stai perdendo e non sai come dissolvere il dolore. Il dolore diventa una parte integrante della tua vita. È un po’ come se tu fossi nato con due gambe rotte, hai sempre male, ma tutti gli altri intorno a te si comportano come se fosse normale. Molto presto ti farai manipolare, penserai “mi sento male… ma nessuno reagisce a questo mio sentire, fanno finta di niente quindi mi ci abituerò, probabilmente ho io qualcosa che non va”.
Il secondo strato di questa mancanza di consapevolezza che tiene gli alcolisti bloccati, è il fatto che per sentirsi al sicuro, prendono una decisione molto importante sulla vita: “non esiste relazione umana che possa farmi sentire al sicuro”. Molte persone focalizzate sulla riabilitazione da una dipendenza indicano la genetica o il cervello come ragione per cui alcuni soffrono di dipendenze. Quello che a molte persone sfugge è che l’espressione genetica è alterata dall’esperienza e l’ambiente modella il corpo umano, incluso il cervello, con esperienza si intendono anche le relazioni interpersonali che ha la persona. Per questa ragione si potrebbe dire che lo sviluppo cerebrale è una reazione all’ambiente. Se qualcuno ha relazioni sane che lo fanno sentire al sicuro nell’infanzia il cervello si formerà in maniera diversa dal modo in cui lo farebbe se le condizioni richieste, soprattutto emotive, perché ciò avvenga non siano disponibili. Questa distorsione dello sviluppo cerebrale è quella che molti ricercatori indicano come la causa della dipendenza quando in realtà è come dire che la luce viene dalla lampadina, sappiamo tutti quanti che la storia inizia prima. Il modo in cui i geni si esprimono e il cervello si sviluppa è un altro sintomo, non la causa originaria. Molti di voi sanno che gli Alcolisti Anonimi e il programma dei 12 passi sono forse i programmi per la riabilitazione più comuni, conosciuti e altamente frequentati. Dire che hanno potere assoluto sull’industria che gira intorno alle dipendenze è minimizzare. AA e il programma dei 12 passi sono un po’ come la chiesa Cattolica nel medioevo. Non era sacrilego dire qualsiasi cosa circa la chiesa cattolica nel medioevo? Si, quindi la probabilità che quello che sto per dire mi renda impopolare sono molto alte. C’è una ragione per cui gli incontri degli Alcolisti Anonimi funzionano per tutti, che riguarda anche il modo in cui gli incontri vengono condotti, ed è che rappresentano ciò che c’è di più vicino a una relazione sicura che la maggior parte degli alcolisti, ma anche dipendenti in generale, abbiano mai sperimentato. Sono anche le occasioni in cui la maggior parte dei dipendenti, soprattutto alcolisti, abbiano mai provato sollievo dalla solitudine che provano costantemente. È il modo in cui le altre persone si relazionano con loro nel gruppo, le regole di condotta dettate dall’organizzazione e supervisionate dal leader, che creano la sensazione di sicurezza. Date le ferite che costringono le persone a bere alcol questo per loro significa guarire, perché rappresenta l’esperienza opposta, cose come esser liberi di esporre le proprie vulnerabilità e saper che non verranno utilizzate contro di te, sapere che qualcuno per te ci sarà sempre anche di notte nel caso, poter esprimere sé stessi, esser sentiti e capiti, esser liberi di sbagliare senza perderci niente, tutte queste cose sono aspetti basilari del programma. L’altra triste realtà è che, come esseri umani, assegniamo a un dipendente il minimo valore possibile, quindi è cosi sorprendente che dal momento che ci comportiamo così con loro corrono in massa direttamente in compagnia di individui alienati nello stesso identico modo? Loro sono il capro espiatorio della società, gli emarginati, ovviamente graviteranno attorno a un gruppo di persone che li capisce, vede e sente, che ha avuto esperienze simili, e più importante di tutto il resto, che ha provato un dolore simile. Inoltre, AA è gratis, in tutto il mondo, giorno e notte, cosa che, molto onestamente, per i dipendenti è necessaria. Ed è una cosa questa che molti programmi di riabilitazione non possono offrire. Detto questo gli AA e il programma dei 12 passi sono risorse extra, in più, che non devono esser confuse con i trattamenti veri e propri.
L’altra faccia della medaglia: un incontro di AA non è necessariamente pieno di persone che si sentono al sicuro nonostante tutti gli elementi positivi che abbiamo elencato. Infatti, potrebbe trovarsi al livello più basso di una statistica di luoghi in cui incontrare persone con cui sentirsi al sicuro per un gran numero di ragioni. Negli USA dipendentemente dalla ragione in cui vivi molto spesso la corte obbliga i criminali a frequentare gli incontri degli AA se hanno un problema di dipendenza; quindi, la tua probabilità di incappare in una persona con la fedina penale sporca aumenta. Molte persone incontrano colpevoli di reati commessi contro di loro proprio lì. Hanno tutti necessità di una sorta di riabilitazione mentale, emotiva e relazionale coloro che frequentano gli AA ma i metodi utilizzati sono obsoleti e non trovano espressione nei trattamenti di riabilitazione. Quando furono creati si pensava addirittura che le dipendenze fossero un problema morale, un difetto caratteriale, una mancanza di forza di volontà.
Dato che si pensava che un difetto o una debolezza morale fossero il fulcro del trattamento per le dipendenze c’erano esplicitamente implicazioni cristiane negli AA, e questo rappresenta un problema. Molti programmi dei 12 passi e AA sono passati dal cristiano all’agnostico. Anche questi gruppi più agnostici tendono a focalizzarsi sulla guarigione dalla dipendenza come se fosse un problema morale. La moralità non c’entra assolutamente nulla con le dipendenze e se inizi a focalizzarti su quello crei ancor più vergogna nella persona. La moralità crea dei poli: buono e cattivo, giusto e sbagliato, niente a che vedere con le dipendenze. Se agisci come se ce l’abbia, non fai altro che rinforzare la vergogna ed essa è il fondamento del concetto di sé di un dipendente. È la ragione per cui la maggior parte di loro non possono ammettere che hanno un problema, perché per loro non è sicuro in una relazione ammettere di averlo. Se volete rinforzare la condizione che ha creato l’alcolismo fatene un problema morale!
L’altro grande lato negativo col programma dei 12 passi e con gli AA è che ti incoraggiano a riconoscere che sei privo di potere e ti incoraggiano a porre la tua fede nella guarigione in un potere più grande, questo incrementa il rischio di ricadute e il rischio che quelle recidive siano ancora più gravi. È importante accettare la realtà. La realtà è: “non posso controllare ogni cosa nella vita” “sto abusando dell’alcool per affrontare la mia vita e questo sta dando a me e alle persone che ho intorno gravi problemi” ma la realtà è anche che non sei privo di potere e non devi o dovresti metter la tua fede riguardo la guarigione in un potere più grande rispetto a te stesso. A parte il fatto che sono tutte sciocchezze stiamo rinforzando anche la credenza che, complessivamente, l’alcolista si sente privo di potere. Ricordate la ferita originale dietro all’alcolismo che riguarda il non aver potere in una relazione e riguardo al creare quello che uno genuinamente vuole per sentirsi bene? Questi aspetti rinforzano la ferita, non la guariscono.
Inoltre, il curriculum creato per gli AA e il programma dei 12 passi è stato creato in un periodo storico in cui era molto comune esser dipendente, in quel periodo esser alcolista voleva dire esser come il proprio padre, e il programma era stato elaborato specificatamente per gli uomini bianchi. Ammettere che non avessero potere ha portato ai bianchi molti benefici in quel periodo, a loro che trovavano tutte le scuse possibili sul perché andasse bene quello che stavano facendo, ma c’erano anche tanti altri gruppi, donne, minoranze che non si sentivano realmente così, perché non avevano mai ricoperto una posizione nella società in cui gli avrebbe portato qualche beneficio dire “Non posso controllare tutto” perché si trovavano già in quella condizione. Rinforzare il concetto di questa mancanza di potere non li portava ad esser più umili o ad affermare: “non posso controllare tutto ma ammetto di avere un problema” bensì li conduceva ancora più in basso, a sentirsi sempre più privi di potere.
Un altro problema è dato dal fatto che molti programmi per Alcolisti Anonimi e dei 12 passi rinforzano l’idea che una volta che sei dipendente lo sarai per sempre. Questo non è assolutamente vero. La dipendenza non è nient’altro che la tendenza ad affrontare l’angoscia e la sofferenza in un certo modo e, dichiarare che se in un dato momento della propria vita la si affronta in quel modo si correrà sempre il rischio di gestirlo così, è sbagliato. Patologizzare se stessi, credere di esser per sempre difettosi e ritenere che si correrà costantemente quel rischio non solo rinforza il non aver fiducia in sé stessi ma è anche dannoso per la propria identità.
Si erge un’enorme ombra in molti di questi programmi dei 12 passi e AA, dominata dalla convinzione che se sei dipendente lo sarai per sempre, se vuoi mantenere il tuo senso di appartenenza. Ovviamente non appartieni davvero ad un gruppo di AA se non sei ancora un’alcolista giusto? Quindi ti verrà naturale mantenere questa condizione per 20 anni perché quello è il luogo dove senti di poter appartenere, è un luogo di relazioni sicure, è dove hai sperimentato le relazioni più sicure che tu abbia mai vissuto, è dove non ti senti solo. Ovviamente lo difenderai sempre e ti verrà naturale voler star lì, ma se il rischio fosse mantenere di continuo le caratteristiche di un dipendente? È un gioco che vale la candela? Solo tu puoi rispondere a questa domanda. Nonostante alcuni di questi gruppi stiano migliorando molti di loro non comprendono che è il trauma che sta sotto questa sofferenza che causa il desiderio di fare uso di alcol in primo luogo. Quello che fanno è focalizzarsi sul superare la dipendenza da alcol come se si trattasse solo di sviluppare una forza di volontà e un senso della morale, mentre la dipendenza non è un problema di mancanza di volontà.
Inoltre, il programma dei 12 passi è un programma con un approccio che pretende di guarire tutti allo stesso modo. Sicuramente è molto difficile creare un gruppo di quel tipo che non usi una metodologia che vada bene per tutti, in ogni caso questa angoscia e queste ferite che creano dipendenze in generale, in particolare l’alcolismo, sono molto diverse le une dalle altre e anche se hanno in comune certi aspetti ogni persona avrà delle variabili diverse nella sua vita che l’hanno condotta a questo meccanismo di coping. Avrà un livello di consapevolezza personale, strumenti individuali che possono funzionare con lei e soluzioni che devono esser formulate a doc per far si che non ci sia più nessuna ferita che la porti a voler bere per esser guarita. Questo significa che un trattamento ben fatto per una dipendenza dev’essere personalizzato e per assurdo queste esperienze di gruppo possono rappresentare loro stesse una dipendenza e non un trattamento.
La realtà di una dipendenza è che le persone necessitano in maniera specifica di una consapevolezza e di soluzioni individuali, questo significa che lo slogan popolare: “People fail the program, the program doesn’t fail the people” non è reale, è il programma che fallisce con le persone non il contrario, perché il programma è trattato dalla società come se fosse un trattamento vero e proprio, invece che un extra di un trattamento.
Cosa fare se hai difficoltà con l’alcolismo?
1. il primo passo da prendere è decidere che tu non vuoi bere. Cosa intendo con ciò? Per la maggior parte delle persone che tentano di smettere di bere, non è un desiderio genuino non bere, è semplicemente qualcosa che sentono che non dovrebbero fare, qualcosa che dovrebbero fare utilizzando la loro forza di volontà. Ora, la forza di volontà è qualcosa che deve essere utilizzata solo quando qualcuno ha il desiderio di Fare qualcosa. Ovviamente non dovete usare la forza di volontà per opporvi a voi stessi in un qualche modo se decidete: “non voglio più bere”, quindi il primo passo più potente è proprio decidere di non voler più bere. E se non riuscite a dirlo onestamente a voi stessi chiedetevi il perché.
Per quanto le persone avranno parecchie resistenze rispetto a questo, il corpo umano non è disegnato per bere alcol, l’alcol è tossico, è come una droga. Il corpo umano a volte sperimenta stati di stress e tensione e a causa dei vari effetti dell’alcol la persona riesce a sfogare tutta quella tensione. Questo stato che molte persone sperimentano ha un impatto negativo sulle loro vite, inclusa la salute del cuore, la pressione sanguigna ed è ovvio che se qualcuno dovesse “curarsi” con l’alcol vedrebbe l’effetto fisiologico che ne consegue. Detto questo, è il metodo giusto per rilasciare quella tensione?
Alcuni studi che sostengono che l’alcol sia un’antiossidante non sono relativi all’alcol bensì a frutti specifici da cui viene prodotto, per esempio potreste trarre gli stessi benefici dal bere un estratto d’uva rispetto al bere vino, ma è l’uva l’antiossidante. Questo solleva la seguente domanda: c’è un modo migliore per farlo?
Se guardate profondamente gli studi che ruotano attorno la salute del cuore e il consumo di vino rosso noterete che sono stati condotti su persone che lo bevono ogni giorno. Questo cosa ci dice? Le persone incluse in quegli studi, per permettersi di bere vino rosso tutte le sere ovviamente provenivano da un particolare stato socio-economico, questo significa entrate più alte, maggior istruzione riguardo al cuore in generale e che la probabilità che loro potessero mangiare una dieta più salutare della media e che avessero accesso a cibo più sano e a uno stile di vita migliore è esponenziale. Di conseguenza, è stato davvero il vino o le altre variabili? Tempo addietro anche il fumo era raccomandato.
2. Accetta che non sei affatto privo di potere riguardo alle dipendenze. È estremamente difficile abbandonare un meccanismo di coping quando lasciarlo andare significa prendersi carico di tutto il dolore di cui hai disperatamente bisogno di liberarti. Siete responsabili per ogni cosa che fate, dite, per ogni azione e, le cose che pensate, dite e fate non sono il prodotto del vostro libero arbitrio attualmente, ma del determinismo, ovvero dei vostri traumi inconsci diventati pattern che sono ancora irrisolti al vostro interno.
3. L’unico vero modo per risolvere l’alcolismo è affrontare la sofferenza che stai cercando di alleviare col bere. Questo approccio è differente dal focalizzarsi sul disturbo da abuso di alcol come se questo fosse una malattia, o come se l’alcol di per sé desse dipendenza. Il programma dei 12 passi incoraggia l’astinenza perché crede che tu sia completamente privo di potere. E se ti dicessi che risolvendo il dolore che ti porta a bere alcol non ci sarebbe nemmeno in partenza il desiderio di bere? L’alcolismo dovrebbe essere trattato come un sintomo e non come una causa.
4. Per guarire dal dolore devi entrarci letteralmente, possibilmente con l’aiuto di un professionista. Questo è il momento in cui è necessario astenersi dal bere, perché così facendo le ferite potranno emergere con maggior facilità e comunicare con noi rendendo più semplice portarle a livello conscio e guarirle. Quando decidi di liberarti di qualsiasi sostanza è molto importante prepararsi per questo processo, perché l’astinenza può esser davvero difficile da affrontare da soli, è importante darsi il tempo e creare uno spazio per aver la possibilità di affrontare i sintomi di quell’esperienza. È il fallire nel focalizzarsi su queste ferite profonde sottostanti la dipendenza, che porta a un tasso di successo incredibilmente basso i centri di riabilitazione e i programmi dei 12 passi.
5. Come ho scritto in precedenza, la radice dell’alcolismo è il non sentirsi al sicuro nelle relazioni, questo significa che la capacità da sviluppare e su cui lavorare, è capire come creare relazioni sicure, potete anche ossessionarvi sullo sviluppo di questa abilità, sul capire cosa sono le relazioni non sicure, quali sono i componenti di entrambe. Il vostro obiettivo su questo pianeta, se questa è la vostra ferita, è diventare esperti delle modalità da utilizzare per avere una relazione umana sicura. Questo vuol dire che dovete essere voi in primis persone di cui un’altra persona può fidarsi. È difficile da ammettere ma se avete preso la decisione basata sulle esperienze della vostra vita, che le relazioni non sono un posto sicuro reagirete sempre in un certo modo, ovvero, sapendo che nessuno prende in considerazione i vostri interessi vi siete naturalmente focalizzati al massimo sui vostri interessi, vi mettete sempre sulla difensiva e vi siete creati una corazza ma è importante notare che una persona che sta sempre sulla difensiva non è una persona con cui si può creare una relazione sicura. Una delle cose più difficili da affrontare in questo cammino è il vostro modo di porvi in una relazione. Se sei un alcolista la probabilità per te di avere persone nella tua vita con cui non è possibile creare una relazione sicura è molto alta, questo significa che non sarai in grado di creare quel tipo di relazioni con nessuno a meno che non realizzi di dover attuare dei cambiamenti drastici nella tua vita sociale. Usi l’alcol in vari modi per sfuggire al dolore, la tensione e la rabbia che provi quando ti senti impotente rispetto ad attuare cambiamenti nelle tue relazioni. Da una prospettiva più ampia non è una strategia di coping costruttiva, le strategie di coping partono dal fatto che tu non puoi cambiare qualcosa, è molto più importante creare concretamente relazioni sicure, invece che metter in atto strategie di coping con relazioni che non lo sono.
6. La percezione inconscia che non puoi avere nella tua vita persone con cui creare relazioni sicure non rispecchia la realtà. Probabilmente guardando alla tua infanzia noterai una disfunzione riguardo alle emozioni, ovvero quando ne provavi una in particolare c’erano sicuramente più caregiver o anche solo uno che non era a suo agio quando mostravi quella determinata emozione, in altre parole a meno che non stesse bene a lui, lei o loro che tu provassi quell’emozione, non potevi mostrare di provarla. Il pattern era così costituito: molti di loro hanno preso decisioni per te, non per il tuo bene, anche se credevano che lo fossero. Ti ha fatto male. Hai reagito a questo dolore ma quando hai reagito, chi era il problema? Loro per aver creato questo o tu per aver reagito? Tu. Le loro azioni hanno fatto passare il messaggio: “io ora ti colpirò, ti farò del male, ma tu non devi creare problemi rispetto a questo, anzi ringraziami o io farò in modo che tu diventerai il problema.” Per sopravvivere in famiglia o nella tua casa di origine hai dovuto reprimere i tuoi pensieri, sentimenti, desideri e bisogni autentici perché tutto ciò che provavi era in conflitto con gli altri, nell’ambiente in cui sei cresciuto. Se riesci a reprimere queste cose sei diventato il co-dipendente della famiglia, colui che ha perso la sua identità per il bene delle sue relazioni. Diversamente se tu non fossi stato in grado di reprimere tutti questi aspetti saresti diventato il capro espiatorio. A prescindere dal ruolo che hai assunto il messaggio ricevuto è sempre uguale: il modo in cui ti senti, quello che desideri, il modo in cui pensi, non vanno bene a meno che non vadano bene a me, non hai diritto ad avere una tua identità e ad aver delle emozioni tue quindi reprimere tutto ciò è diventato per te il modo per sopravvivere. La domanda più importante da chiedersi è: “cosa sto cercando di eliminare con l’alcol? Quali sono i pensieri e le emozioni reali sottostanti alle mie azioni o al mio comportamento e da dove provengono?”. La solitudine è un’esperienza comune a tutti gli alcolisti, l’alcol è spesso utilizzato per sedare il sentimento di vuoto.
7. Per affrontare il dolore o la tensione sottostanti la dipendenza utilizza lo stesso approccio olistico che usi per la dipendenza, un approccio cognitivo, emotivo e fisico. Ricorda che la guarigione è facilitata se affrontata su molteplici livelli. Tenta e vedi cosa funziona per te: meditazione, pulizia del fegato, cambiamenti nelle abitudini alimentari, attività fisica, lavori energetici, progetti collettivi, yoga, cambiamenti nella tua casa, hobby, workshop sulle relazioni ecc.. il tuo obiettivo dovrebbe essere provare queste cose per riuscire a scoprire gli ingredienti necessari al tuo specifico benessere.
Ricorda, l’alcolismo proprio come ogni altra dipendenza, non ti rende cattivo o sbagliato e non vi è alcuna ragione per provare vergogna.
Commenti recenti